A Dicembre 2022, l’anno si è concluso con un tasso d’inflazione pari a +11,6%, un valore indicativo della crescita media dell’8,1% che si è verificata durante i precedenti 12 mesi.
Si tratta infatti dell’aumento inflazionistico più elevato degli ultimi 37 anni, dato che soltanto nel 1985 si toccò il 9,2%.
Secondo i dati elaborati dall’ISTAT un simile rialzo è dipeso essenzialmente dall’incremento dei costi dei beni energetici, il cui prezzo è aumentato del 50,9% rispetto all’anno precedente (nel 2021 infatti tale aumento fu del 14,1%).
In base alle attendibili stime disponibili per il 2023 si prevede che l’inflazione acquisti il 5,1%, un valore stimato piuttosto considerevole, tenendo conto che nel 2022 è stato del 1,8%.
L’aumento inflazionistico, com’è noto, si traduce in un aumento dei prezzi, per cui ogni famiglia dovrà confrontarsi con maggiori esborsi per il suo normale sostentamento, quantificabili in oltre 2000 euro per nucleo familiare.
Bisogna inoltre tenere conto delle proiezioni degli esperti di BCE, secondo cui in Europa l’anno si aprirà con un ulteriore incremento dell’inflazione (in gran parte provocato dai più consistenti prezzi delle materie prime di fornitura energetica), per poi stabilizzarsi su valori comunque abbastanza cospicui.
I prezzi di elettricità e gas, infatti, avranno un impatto molto prolungato sull’inflazione complessiva, che a sua volta comprende anche quella relativa ai beni di sostentamento (inflazione alimentare alle stelle).In seguito alle continue pressioni derivanti dagli aumenti dei costi delle materie prime, dell’energia e dal deprezzamento dell’euro, lo scenario economico per il 2023 si presenta problematico, per cui risulta fondamentale che la scelta degli investimenti venga fatta con cognizione di causa e con estrema attenzione.
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Come sarà l’inflazione nel 2023?
Una delle tematiche più dibattute durante il corso dello scorso anno è stata il ritorno dell’inflazione che ha assunto caratteristiche decisamente allarmanti a causa delle influenze mondiali.
Si è trattato infatti di un fenomeno globale, non limitato alle singole realtà.
I consumatori si sono trovati a dover combattere conto aumenti di prezzi talmente considerevoli da non riuscire spesso a fare fronte a criticità che non si vedevano da oltre 40 anni.
Per il 2023 gli esperti prevedono un ulteriore incremento inflazionistico derivante dai seguenti fattori:
- stretta delle banche centrali;
- guerra in Ucraina;
- costante aumento dei costi dell’energia;
- conseguenze della crisi economica in Cina;
- paura dei risparmiatori ad investire.
In seguito alla probabile presenza di tali fattori, il deficit inflazionistico continuerà a condizionare in maniera sostanziale l’economia globale anche per l’anno appena iniziato, tanto che la BCE ha deciso di alzare di 50 punti i tassi d’interesse, per controllare il probabile incremento del 2% che l’inflazione manterrà anche nei prossimi 12 mesi.
Le proiezioni devono tenere conto di alcune criticità, come:
- crisi energetica globale;
- incertezza politica mondiale;
- politiche monetarie restrittive;
- indebolimento dell’attività economica.
Tra questi fattori, il più allarmante è chiaramente legato ai possibili tagli dell’approvvigionamento energetico che potrebbero innescare ulteriori impennate dei costi energetici associati a probabili tagli alla produzione.
Uno scenario decisamente allarmante, soprattutto in quanto non quantificabile con precisione.
Le proiezioni-base per il 2023 indicano un potenziale incremento inflazionistico del 7,4%, almeno a quanto ipotizzato dalla BCE che ha elaborato schemi economici incentrati sulle principali criticità mondiali.
In un simile contesto, l’indicatore da seguire con maggiore interesse rimane senza dubbio l’attenzione agli investimenti, per raggiungere l’obiettivo non soltanto di preservare il proprio patrimonio, ma anche di accrescerlo in seguito a scelte responsabili e adeguate ai contesti esistenti. Investire correttamente i propri risparmi può essere la scelta migliore per proteggersi dall’inflazione, orientandosi verso proposte che da un lato consentano di realizzare guadagni soddisfacenti e d’altro lato siano in grado di contenere il rischio di perdite.
Com’è noto le due variabili “guadagno/rischio” sono strettamente collegate con un rapporto di proporzionalità diretta, secondo cui all’aumentare dell’una si incrementa anche l’altra (più guadagno=più rischio di perdite). Investire in modo oculato, consapevole e adeguato alla situazione complessiva è quindi l’unico mezzo a disposizione dei consumatori per cercare di contenere l’inflazione e limitare dunque o danni derivanti dalle condizioni d’incertezza che caratterizzeranno anche il 2023. Attualmente l’inflazione in Italia si è assestata sul 11,6%, un valore destinato a modificarsi sia nel breve che nel lungo periodo, e con cui i risparmiatori devono confrontarsi attentamente.
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Quali sono i fattori da valutare per investimenti sicuri nel 2023?
La definizione “investimento sicuro” potrebbe venire interpretata come un ossimoro, dato che contiene una contraddizione di base: un investimento redditizio non è mai sicuro, ma prevede un certo fattore di rischio, la cui entità varia in base a numerosi elementi.
È risaputo che investire è comunque un rischio, che quindi può comportare la perdita di una parte ma anche dell’intero capitale, così come non tradursi nei risultati sperati.
Eppure i risparmiatori devono essere a conoscenza che esistono modi per aggirare i rischi inflazionistici, a patto di optare per soluzioni selezionate e affidabili, nonostante la presenza di mercati volatili e instabili che possono effettivamente intaccare la fiducia dei consumatori.
Una tendenza ampiamente collaudata è quella secondo cui, nei periodi di maggiore crisi economica, le persone sono portate a spostare i propri risparmi in investimenti più sicuri, ma con minore resa, in grado cioè di proteggere i risparmi realizzando tuttavia modesti rendimenti.
Quando si parla di investimenti “sicuri” è sempre necessario partire dai seguenti presupposti:
- gli investimenti sicuri esistono;
- bisogna trovare la forma d’investimento più adatta alle proprie esigenze;
- con l’aumentare dell’inflazione bisogna incentivare anche l’entità delle cifre investite;
- tutto ciò che non viene utilizzato nel breve periodo deve essere investito;
- per capire se un investimento è sicuro bisogna valutare i prezzi medi;
- è necessario disporre di un’ampia versatilità di soluzioni (non soltanto beni mobili, ma anche immobili).
Da tempo tutti gli operatori finanziari concordano sul fatto che la scelta migliore nel campo degli investimenti è collegata a un’attenta diversificazione, comprendente una vasta gamma di opzioni, come obbligazioni (nazionali o estere), azioni, fondi gestiti da istituti di credito, beni immobili, oro e altro ancora.
In questo modo il risparmiatore possiede maggiori garanzie di stabilità in quanto, qualora un settore subisse qualche perdita, gli altri possono limitarne i danni, mantenendo comunque una certa solidità al patrimonio totale.
Chi invece si focalizza soltanto su una forma d’investimento subisce al massimo le conseguenze della volatilità di mercato, per cui eventuali aumenti d’inflazione vengono amplificati e difficilmente compensati.
Migliori investimenti per il 2023
Anche nel 2023, i migliori investimenti contro l’inflazione devono tenere conto delle varie criticità economiche del mercato che, in maniera più o meno evidente, influiscono sul globale andamento finanziario.
Investire contro l’inflazione è una strategia non soltanto auspicabile, ma anche possibile poiché esistono numerose opzioni da prendere in considerazione.
- Oro
Considerato da sempre il bene-rifugio per eccellenza, l’oro è notoriamente valutato come un investimento sicuro, nonostante possa subire drastiche oscillazioni di prezzo, simili a quelle di altre asset-class rischiose.
La differenza basilare è che queste risultano pericolose sul breve termine, mentre l’oro si conferma una soluzione sicura sul lungo periodo.
Su un lasso di tempo compreso tra 24 e 36 mesi, questo prezioso metallo può rappresentare un vantaggioso elemento di diversificazione dato che mostra un andamento in cui l’inflazione si assesta intorno al 4,5%, mentre i rendimenti di bond a 10 anni si aggira sul 3,5%.
Anche se non prevede il distacco di cedole, l’oro è lo strumento ideale per chi si orienta verso un’asset-class difensivo, per cui non può rappresentare certo la parte centrale del portafoglio, ma un valido metodo per controbilanciare.
- Obbligazioni
I titoli di stato sono da sempre considerati un investimento sicuro, anche se i tassi d’interesse (con o senza cedole) risultano inferiori ad altre forme d’investimento.
Tuttavia la certezza di realizzare un certo rendimento annuale (oppure semestrale) e di riscuotere il capitale intatto al termine del periodo previsto sono fattori che in parte compensano la resa più contenuta.
Bisogna distinguere tra obbligazioni a breve termine (come i Buoni Ordinari del Tesoro “BOT” a 12-24 mesi) paragonabili a veri e propri strumenti di liquidità e obbligazioni a lungo termine (come i Buoni del Tesoro Poliennali “BTP”) la cui durata può arrivare a decenni.
Nel primo caso il rendimento è determinato dalla differenza tra il prezzo di vendita (valore nominale) e quello d’acquisto, che solitamente ha un valore piuttosto basso.
Nel secondo caso, invece, i vantaggi dipendono dal vantaggioso rapporto rischio/rendimento, che diventa molto interessante nel lungo periodo (oltre 8-10 anni), anche se è difficilissimo valutare la loro sicurezza nel lunghissimo termine poiché troppi sono i fattori condizionanti coinvolti.
Sostanzialmente le obbligazioni rimangono un ottimo investimento per chi è intenzionato a coniugare la sicurezza (capitale garantito) con la possibilità di ricevere cedole semestrali ma con un ricavo contenuto.
- Fondi comuni d’investimento
Si tratta di soluzioni gestite direttamente dalla banca che decide in completa autonomia come posizionare il capitale dell’investitore, selezionando volta per volta le opzioni più vantaggiose sul mercato.
In questi casi il portafoglio risulta estremamente diversificato in quanto comprende obbligazioni (a tasso fisso o variabile, italiane e straniere), azioni, forme assicurative e altro prodotti emessi dall’istituto di credito di riferimento.
Di solito non è prevista la restituzione del capitale (capitale garantito) al termine del periodo d’investimento così come il rendimento non è fisso, ma variabile in base alle oscillazioni del mercato.
- Azioni
Chi desidera realizzare guadagni considerevoli di solito si orienta verso il mercato azionistico che, se da un lato permette di guadagnare cifre anche molto considerevoli, d’altro lato prevede un altrettanto elevato indice di rischio.
Generalmente i risparmiatori impegnano una parte centrale del loro portafoglio in azioni “value”, che sono quelle emesse da società solide e sicure che offrono l’ambita combo tra un notevole ritorno economico e un limitato rischio di perdite.
Anche per il 2023 le società più affidabili sono quelle dell’healthcare e delle energie rinnovabili, oltre a imprese storiche da anni sul mercato.
Le azioni privilegiate appartengono a una particolare categoria che offrono alcuni privilegi, come dividendi più alti, diritti di prelazione su azionisti ordinari e guadagni garantiti indipendentemente dall’andamento dei titoli.
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Domande più frequenti
Esistono investimenti completamente sicuri?
No, non esistono investimenti sicuri al 100% un quanto, anche i titoli di Stato, comportano un (seppur piccolo) margine di rischio, legato alla perdita del potere d’acquisto e all’aumento dell’inflazione.
Come orientarsi nel panorama degli investimenti?
Il presupposto principale per orientarsi consapevolmente nel mondo degli investimenti è quello di diversificare il più possibile il portafoglio, per avere la garanzia di compensare eventuali perdite.
Dove investire con l’inflazione?
Con l’inflazione è consigliabile investire sul maggior numero possibile di beni rifugio, comprendenti, oltre ai tradizionali prodotti finanziari, anche oro e beni immobili, tenendo conto che, soprattutto quando c’è un buon capitale di partenza, la diversificazione tra mobile/immobile è considerata una mossa vincente.
Con l’inflazione come investire?
L’inflazione rappresenta senza dubbio un fattore estremamente limitante per gli investimenti, poiché condiziona la resa del portafoglio. L’elevata liquidità presuppone un’iniziale perdita di fiducia nei mercati, per cui, soprattutto su patrimoni importanti, la strategia migliore è la diversificazione.
Come valutare gli investimenti alternativi?
Sul fronte di una diversificazione più ampia possibile, il 2023 prevede investimenti alternativi, finalizzati a sponsorizzare materie prime eco-sostenibili, futures, fondi comuni ad ampio raggio, e azioni collegate alla produzione energetica.
Le criptovalute si riprenderanno?
Il 2023 è considerato un anno ideale per investire in criptovalute, anche perché è stato finalmente emesso il primo regolamento europeo su questo settore.